Regina José Galindo Lavarse las manos

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Un progetto della Real Academia de España en Roma e del CCE Guatemala
A cura di Federica La Paglia

Performance 10 dicembre ore 18:30
Inaugurazione mostra 13 dicembre Ore 18:30

Lavarse las manos è il primo lavoro del progetto “cuestiones de estado” di Regina José Galindo che propone il tema della migrazione attraverso le testimonianze dei protagonisti. Si tratta di un lavoro relazionale condotto con donne rifugiate in Italia da cui nascono una performance e una mostra, in cui la migrazione viene affrontata mediante la prospettiva di genere. L’opera agisce per modificare la visione eurocentrica dell’altro, coinvolgendo il pubblico in un gesto di responsabilizzazione.

Ingresso libero

LAPIS SPECULARIS

lapis-specularis

23 gesso cristalino di grande trasparenza che può sfaldarsi in sottili fogli di ampia superficie, è stato una grande rivoluzione nella vita quotidiana dei Romani. Fino al suo arrivo, le finestre delle residenze e degli edifici pubblici si coprivano con legni o tende che oscuravano le stanze e appena le isolavano termicamente. La pietra speculare, incastrata in cornici di legno o metallo, illuminava i triclinia e i cubicula e, su panelli mobili o scorrevoli, era utilizzato per unire o separare stanze e per chiudere i peristilia in inverno, così come conservare efficacemente la temperatura nelle terme. Proteggeva inoltre le finestrelle delle lettighe e veniva usato in piccole serre o negli alveari. Partecipava anche alla vita simbolica, come elemento suntuario o magico, in rituali tanto benigni come maligni. Le miniere di lapis specularis in Hispania, ubicate intorno a Segobrica e ad Almeria (Arboledas), hanno fornito il minerale più puro che si esportava alle grandi urbi romane. È stata una materia prima molto apprezzata – le miniere cominciarono ad essere sfruttate dal principato di Augusto e, con maggiore intensità, nell’Alto Impero (I e II secolo d. C.), ma da quando queste furonno abbandonate, il suo utilizzo fu dimenticato nei secoli successivi. Recentemente gli archeologi hanno investigato sui modi di estrazione e gli usi del lapis e hanno allestito alcune miniere per essere visitate. L’artista spagnolo Miguel Ángel Blanco (Madrid, 1958), per la prima volta, si è servito di questo gesso selenitico come materiale creativo con un duplice obiettivo: esplorare le sue qualità plastiche, poetiche e splendide e rinnovare la Storia Antica.

L’artista fonde da tempo Arte e Natura in un particolare progetto: la Biblioteca del Bosco. Nell’attualità questa biblioteca è composta da 1191 libri-scatola che contengono tutti i regni naturali e innumerevoli esperienze rielaborate in pagine con disegni, fotografie o segni racchiusi in scatole dove i materiali provenienti da svariati paesaggi, incontrano un nuovo ordine. Presentare in Italia, con il supporto dell’Instituto Cervantes, 24 libri-scatole insieme ad una serie di dischi e di scrigni (composizioni in scatole di ferro) realizzati in lapis specularis, significa rievocare la traslazione dalla Hispania al cuore dell’Impero, ricreando non tanto le sue finalità pratiche quanto le sue funzioni rituali attraverso un approccio più visionario che archeologico. Dal lapis è stato attrato per la sua “chiaroveggenza”, gli aspetti relazionati con la visione attraverso il cristallo, la sua aura mistica. In questi libri-scatola ha messo in gioco la trasparenza, le capacità riflettenti, la geometría delle composizioni minerali, non solo del lapis ma di tutti i tipi di gesso cristallizzato come la selenita e lo spato isalndese, ognuna con le loro caratteristiche e leggende. Sono tutte veicoli per viaggiare alla Luna e al Centro della Terra oppure per attraversare i mari nebbiosi; doni che affondano nelle acque, strumenti di comunicazione con i defunti e gli dei dell’oltretomba. Cristalli che immaginano orografie e con i quali si edificano templi diafani. In torno al lapis specularis, organico e inorganico, interattuano magicamente. A Roma, partecipa nel progetto la Real Academia de España che offre le sue sale e che ha permesso all’artista l’opportunità di stabilire un dialogo con la sua collezione di archeologia romana e di intervenire nel Tempietto del Bramante: un bagliore selenitico invade lo spazio dalla cripta, sottolineando il suo carattere sacro e ctonico, che si condensa simbolicamente in un disco sull’altare. Nel luogo del sacrificio di Pietro, la pietra luminosa apre finestre alla trascendenza.

PROCESSI 146

processi

Processi 146

Mostra finale degli artisti e ricercatori residenti

Real Academia de España en Roma
(Piazza S. Pietro in Montorio, 3)

Inaugurazione – Giovedì 20 giugno 2019 dalle 20.00 alle 22:00
(apertura al pubblico: 21 giugno-settembre 2019)

La mostra presenta i progetti e i lavori realizzati dagli artisti e ricercatori durante la loro residenza presso l’Academia de España nell’anno 2018/2019.I residenti, 23 in tutto, tra spagnoli e latinoamericani, sono i vincitori dell’annuale concorso indetto dal Ministero degli Affari Esteri spagnolo, e sono stati chiamati a realizzare un progetto dedicato all’Italia e in particolare alla città che li ospita. Roma, dunque, è al centro della loro ricerca, che va dalla fotografia al cinema, dall’architettura al teatro, dalla letteratura al design, dall’arte visuale alle performance, dalla storia dell’arte e il restauro alle tecnologie multimediali, mettendo in mostra tutta la loro creatività.Sono già 966 i borsisti che sono stati ospitati alla Real Academia dall’anno della sua fondazione avvenuta nel 1873, un lungo percorso che ha visto l’Academia diventare una delle residenze più importanti di Spagna, sviluppando un ruolo fondamentale nella formazione di numerose generazioni di artisti e intellettuali spagnoli e ibero americani.

La mostra rappresenta anche l’opportunità di visitare un complesso monumentale solitamente chiuso al pubblico, con i suoi grandi tesori nascosti, come il chiostro, i giardini, la terrazza, il salone dei ritratti e la sala da pranzo del piano nobile.

Orari di apertura:

Dal martedì alla domenica
dalle ore 10.00 alle ore 18.00
lunedì chiuso

Infoline: +39 06 5812806 – info@accademiaspagna.org

Conferenza di Josep Massot. La ribellione di un bambino di 5000 anni: Joan Miró

Joseph Massot (Palma, 1956) lavorò come giornalista culturale per La Vanguardia dal 1987 al 2018. Nel campo delle arti plastiche pubblicò la corrispondenza inedita Dalì-Miró e numerosi testi su Tàpies e Miró. Scrisse la prima biografia esaustiva di Joan Miró, ossia “Miró: il bambino che parlava con gli alberi” (Galaxia Gutenberg, 2018, 840 pagine) e i diari di Jules Renard ( Random House Mondadori). Attualmente è collaboratore abituale del País.

 La ribellione di un bambino di 5000 anni

Dei tre grandi artisti del ventesimo secolo nati in Spagna Miró è il grande sconosciuto. Gli altri due avevano biografie esaustive (John Ricgardson y Ian Gibson). Tuttavia Miró era rimasto nell’ombra dopo la sua opera che non sempre veniva compresa totalmente. Nella biografia che ho appena pubblicato infine riempio questa clamorosa laguna.

Miró non è stato l’eterno fanciullo, l’uomo ingenuo rintanato nel suo ufficio, né l’uomo per metà monaco, per metà contadino che si isolava nei suoi lunghi silenzi e parlava solo mediante monosillabi accompagnati da gesti ed onomatopee. La vita di Miró è un grande esempio del superamento dei suoi limiti, un ribelle perpetuo che, un giorno della sua infanzia attraverso la maschera di un borghese elegante, si è proposto di essere al comando del mondo artistico ed innalzare la sua mano verso il cielo per raggiungere le stelle.

Dipingeva come un bambino di 5.000 anni fa per restituire all’umanità l’innocenza persa durante i periodi di barbarie e mercantilismo. L’amore per la natura, gli uomini e le donne di tutte le razze e classi sociali ha guidato Miró il quale ha lasciato in eredità la vibrazione di libertà che esprimono le sue opere caratterizzate da una vivacità a volte poetica e in altri casi selvaggia come cura alle tirannie con lo scopo di accendere la fiamma interiore di generazioni future.

OPEN STUDIOS 2019

I nuovi progetti della promozione 2018/2019 degli artisti e ricercatori residenti alla Real Academia de España en Roma saranno presentati alla stampa, al pubblico e agli operatori del settore culturale giovedì 21 marzo 2019.

Gli Open Studios, che da anni offrono la migliore creatività dei vincitori del Bando di Concorso del Ministero degli Affari Esteri spagnolo su progetti in sinergia con il panorama artistico e culturale italiano – romano in particolare – saranno ancora una volta l’occasione per incontrare ed esplorare da vicino, proprio all’interno degli atelier dei residenti, le singole realtà e le espressioni dei linguaggi prescelti che vanno dall’arte figurativa alla performance, dalla storia dell’arte alle tecnologie multimediali.

Ê l’occasione dunque per conoscere i 23 progetti “in fieri” che saranno successivamente presentati nella versione finale, come di consueto, il prossimo 20 giugno in una serata ad hoc organizzata negli stessi spazi.

L’Accademia, istituzione dipendente dalla Embajada de España en Italia – Ambasciata di Spagna in Italia , che festeggia quest’anno il suo 146º anniversario, a partire dalla sua fondazione nel 1873 svolge da sempre un ruolo fondamentale e strategico per la politica culturale spagnola all’estero nella formazione di numerose generazioni di artisti e intellettuali spagnoli, italiani e iberoamericani. Piattaforma culturale e centro di produzione e innovazione artistica di riferimento per stimolare le promesse e i talenti affermati, ha come obiettivo primario quello di proiettare e diffondere la cultura creativa a livello internazionale.

Amondarain, Jose Ramón – Pittura

Ardanaz, Taxio – Pittura

Barrio Diez, Itziar – Videoarte

Bragado Fernández, Igor- Architettura

Canepa Olaechea, Andrea – Scultura

Combarro García, Nicolás – Fotografia

Díaz Ramos, Isolina – Restauro

Dopazo Ruibal, Lara – Letteratura

Fernández Palomar, Silvia – Design

Ferrer Forés, Angeles – Musica

Fidalgo Lareo, Pablo – Teatro

González Romero, Pedro – Nuove Tecnologie

Huertas, Begoña – Letteratura

Huete Iglesias, Julia – Fumetto

Moraleda Gamero, María – Restauro

Portillo, George – Letteratura

Ramos-Yzquierdo, Marta – Curatoria

Sadaba Muguia, Estíbaliz – Videoarte

Sánchez-Cabezudo, Fernando – Teatro

Santomé Rodríguez, Borja – Cinema

Talens Pardo, Anna – Scultura

Villafranca, Maria del Mar – Storia dell’Arte

Vizcaíno, Antonio – Archeologia

Generi e soggettività nelle pratiche artistiche contemporanee (XX-XXI secoli) – 8 marzo

In occasione della celebrazione della Giornata internazionale della donna, la Real Academia de España organizza una Giornata di studi in collaborazione con i Dipartimenti di Storia dell’Arte della UMA Universidad de Málaga e il Dipartimento di Storia dell’Arte “La Sapienza” . Chiuderà l’evento l’Ambasciatore di Spagna in Italia, Alfonso Dastis. Essendo l’8 Marzo una giornata di riflessione su tematiche di genere e sul ruolo delle donne in diversi ambiti, e costituendo l’uguaglianza di genere una delle priorità dell’Agenda per lo Sviluppo 2030 della Cooperazione Spagnola nonché delle politiche della UE, il seminario studierà l’influenza delle questioni di genere e della soggettività sia sui processi creativi che sull’interpretazione che di essi fanno la critica e la storiografia seguendo meccanismi archetipici che fanno parte dell’inconscio collettivo. L’incontro sarà coordinato dalle professoresse Maite Méndez Baiges (Universidad de Málaga e residente RAER 1992-1993) e Carla Subrizi (la Sapienza Università di Roma). Si inserisce, inoltre, nella cornice delle attività del Congreso internacional Géneros y subjetividades en las prácticas artísticas contemporáneas – siglos XX y XXI – che si terrà a Málaga dal 28 al 30 marzo 2019, e che verrà presentato ufficialmente il giorno 8 presso l’Academia.

La Giornata si articola in due momenti ben distinti: Dalle 9.30 alle 14.30 si svolgerà il seminario di lavoro sul tema Generi e soggettività nelle pratiche artistiche contemporanee – XX e XXI secolo –. I gruppi di ricerca di entrambi i Dipartimenti – Málaga e Roma – condivideranno approcci, metodologie, dubbi, etc., per arricchire il lavoro individuale e collettivo e identificare punti, problemi e possibili soluzioni in comune. Il frutto di queste discussioni, che verrà raccolto in un documento congiunto, servirà anche da lavoro preparatorio al Congresso internazionale di Málaga.

Dalle 17 ore verrà presentato il Congreso internacional di Málaga, che affronterà la presenza della soggettività – e delle forme poliedriche che adotta – nella produzione artistica contemporanea e nel mosaico di interpretazioni che riceve da parte della critica e della storiografia. Dalla prospettiva metodologica e l’approccio multidisciplinare forniti dagli studi di genere, si analizzerà criticamente come agisce la soggettività in determinati campi della creazione e della sua interpretazione (http://arteygenero.com/). Dopo questa breve presentazione, la professoressa Carla Subrizi esporra le rispettive conferenze, seguite da un dibattito. La sessione verrà moderata dalla professoressa Maite Méndez Baiges.

PROGRAMMA Venerdì 8 Marzo 2019

9.30-16.30       Seminario di lavoro (aperto a ricercatori, su invito)

9.30-10.00       Saluti istituzionali Introduzione: Maite Méndez Baiges e Carla Subrizi

10.00-11.30     Interventi del gruppo di ricerca dell’Universidad de Málaga

11.45-13.00     Interventi del gruppo di ricerca della Sapienza Università di Roma

14:30                Visita mostra “Footnote to a footnote*”: Real Academia de España en Roma / Fondazione Baruchello

17.00-17.45     Discussione e conclusioni

17.45-18.30     Carla Subrizi “La memoria del trauma e la sfida della storia: corpo e genere in Carol Rama”

18.30-19.00     Dibattito (Modera: Maite Méndez Baiges) 19.00 Chiusura dell’Ambasciatore di Spagna in Italia

*Il Congresso e il seminario si inseriscono nel Proyecto I+D Prácticas de la Subjetividad en las Artes Contemporáneas (HAR-2016-75662-P), finanziato dal Ministerio de Ciencia, Innovación y Universidades spagnolo, e diretto da Maite Méndez Baiges e Luis Puelles Romero.

CONCERTO “IL CANTO DELLA SIBILLA”

22 febbraio – Ore 19.00: Il Canto della Sibilla è un testo liturgico con melodia gregoriana che ebbe una grande diffusione durante il Medioevo nel sud d’Europa e che si interpreta tradizionalmente durante la Messa della Vigilia di Natale nelle chiese di Maiorca (tra i quali spiccano quelli interpretati nel Monastero di Lluc e nella Cattedrale di Palma) e nella Cattedrale di Alghero in Sardegna.

Maiorca e Alghero sono gli unici due luoghi nei quali il canto rappresenta una tradizione che si protrae dal Basso Medioevo fino ai giorni nostri, essendo rimasta immune anche all’abolizione avvenuta nel Concilio di Trento (1545-1563) e a qualsiasi altra vicissitudine. Il 16 novembre 2010 fu dichiarato dall’UNESCO Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Precedentemente era stato dichiarato Bene di Interesse Culturale (BIC) dal Consiglio Insulare di Maiorca il 13 dicembre 2004.

 

COLLOQUIO INTERNAZIONALE MARÍA ZAMBRANO: mujer y pensadora. Una visión italo-spagnola

Quest’anno si celebra l’80o anniversario di uno degli esili più importanti del XX secolo: l’esilio repubblicano spagnolo del 1939, del quale fu protagonista mezzo milione di persone di tutti gli strati sociali. Fu una vera e propria amputazione nel corpo vivo della nazione, una frattura le cui conseguenze continuano tutt’oggi ad offrire spunti di riflessione. In occasione di questa ricorrenza, abbiamo deciso di ricordare una delle personalità di spicco dell’esilio del 1939: María Zambrano. Il suo esilio durò quasi 45 anni e la portò a risiedere in Messico, a Cuba, in Porto Rico, Francia, Svizzera ed Italia.

Parlare della sua figura di donna e pensatrice a Roma ha un significato speciale, dato che Zambrano trascorse nella capitale italiana ben undici anni, tra il 1953 ed il 1964 –oltre ad altri due brevi periodi– che marcarono profondamente la sua vita ed il suo pensiero. «Mi sentivo nel centro della vita stando in Italia», scriverà anni dopo.

PROGRAMMA

Colloquio: “Vigencia del pensamiento de María Zambrano: arte, política y pensamiento”

Venerdì 15 febbraio:  ore 15:00-18:00

  1. Una mujer del primer tercio del siglo XX. José Luis Mora (UAM)
  2. Una mujer exiliada. Francisco José Martín (Università degli Studi di Torino)
  3. La filosofa a Roma. Elena Trapanese (UAM. Residente RAER 2017-18)

Sabato 16 febbraio: ore 11:00-13:30

  1. Le fonti mistiche. Veronica Tartabini (UAM)
  2. Vedere “altrimenti”. Lucia Parente (Università degli Studi de L’Aquila)
  3. Educación y democracia. Juana Sánchez-Gey (UAM)
Organizza e collabora:
Real Academia de España en Roma
Instituto Cervantes de Roma
Fundación María Zambrano (Vélez-Málaga)
Instituto Universitario “La Corte en Europa” (IULCE)
Departamento de Antropología Social y Pensamiento Filosófico Español. Universidad Autónoma de Madrid
Dipartimento di Filosofía e Scienze dell’Educazione. Università degli Studi di Torino
Dipartimento di Scienze Umane. Università degli Studi de L’Aquila
Proyecto “La Herencia de los Reales Sitios: Madrid, de Corte a Capital (Historia, Patrimonio y Turismo)” H2015/HUM-3415

Footnote to a footnote*

Footnote to a Footnote* è una mostra che si svolgerà in due sedi romane adiacenti: la Real Academia de España en Roma a San Pietro in Montorio e la Fondazione Baruchello in Via del Vascello, 35. Il progetto è il risultato di un anno di residenza del curatore Javier Hontoria alla Real Academia de España en Roma, dove ha svolto una ricerca sul lavoro di Gianfranco Baruchello.

 La mostra presenta i lavori di otto artiste spagnole di diverse generazioni e contesti, molti dei quali non sono ancora mai stati visti in Italia. Alcune di esse, tuttavia, hanno avuto una forte presenza in Italia, vale a dire Dora García e Lara Almarcegui, le quali hanno rappresentato la Spagna alla Biennale di Venezia rispettivamente nel 2011 e nel 2013. A Itziar Okariz toccherà nel 2019. La mostra cerca di tracciare un dialogo tra alcuni aspetti del lavoro di Gianfranco Baruchello e delle artiste selezionate. Questi spaziano dall’ispezione dei sogni come scintilla creativa (“un modello per un gioco, un umore palpabile”, disse una volta Baruchello), i miti femminili della terra, il nomadismo, le narrative frammentate, la mancanza di un centro, la politica o il modo in cui la Storia viene raccontata a bassissima voce. A questi temi va inevitabilmente aggiunta la pratica dell’archivio, essenziale nella carriera di Baruchello e punto cruciale nella struttura di questa mostra.

 Il titolo della mostra, Footnote to a Footnote*, fa riferimento alla mancanza di centro che avvolge l’opera di Baruchello. Nel suo lavoro, una nota a piè di pagina non si riferirebbe mai a una narrativa primaria. Anzi, al contrario, si indirizzerebbe ad altre note a piè di pagina e poi ad altre note in una sequenza che potrebbe estendersi ad infinitum. Dato che il progetto si svolge in due mostre, queste diventano note a piè di pagina l’una dell’altra, poiché molti dei lavori sono soggetti a una dislocazione, un decalage con cui intendere svolte su un terreno scivoloso. Il discorso in una sede diventa immagine nell’altra, il testo diventa azione, il presente storia, la realtà mito.

 La mostra è stata resa possibile dal sostegno de Acción Cultural Española, AC/E

 Inaugurazione 15 febbraio 2019

 *Un progetto di Javier Hontoria, con Lara Almarcegui, Patricia Esquivias, Dora García, Núria Güell, Alicia Kopf, Fina Miralles, Itziar Okariz, Julia Spínola e Gianfranco Baruchello sullo sfondo.