MIGUEL DE TORRES, IL PANE DELL’ACADEMIA DE ESPAÑA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

 progetto

Il pane dell’Academia de España

L’idea del progetto nasce dall’esperienza di alcuni laboratori di elaborazione del “pane delle tre culture” che ho sviluppato appositamente per Madrid Fusión nel 2012.

Il pane è unione di tre culture, è ambasciatore, è condivisione. La compagnia è il pane condiviso. Il pane è sincretismo della cultura mediterranea, e quella della Spagna e dell’Italia in particolare.

Il progetto si è incentrato sulla creazione di un pane con una personalità tutta sua. Un pane che sorge letteralmente dall’aria della Real Academia de España, in cui funghi panificabili dormienti, latenti, aspettano una massa, il loro alimento, per colonizzarla. Un pane riconoscibile e conosciuto nella città di Roma. Un pane che rappresenta la Real Academia de España e la tradizione panificatrice di Spagna e Italia.

Il risultato è un pane a cui partecipano le tecniche della pasta sfoglia, un pane che incorpora l’amaro presente nella gastronomia italiana. La pianta, taraxacum oficinale, raccolta nei giardini dell’Accademia, apporta questo punto amaro.

RECETA Y SACRIFICIO PARA 4 PIEZAS DE PAN (ESCRITO CON CARLOS PARDO)

 

BIOGRAFIA

miguel de torres

Stilista gastronomico. Collabora con i giornali dal 2007 e ha all’attivo più di 3.000 ricette e foto gastronomiche pubblicate. Nel 2012 crea a Madrid la scuola “Pan y cebolla”, specializzata nel pane e nelle cucine del mondo, e partecipa come invitato al festival gastronomico Madrid Fusión negli anni 2012, 2013 e 2014 con diverse proposte relative all’arte e alla gastronomia.

Dal 2015 collabora con l’artista José Maria Sicilia a progetti di arte e gastronomia che si concretizzano fino ad oggi in tre viaggi in Giappone con diversi interventi in templi, scuole e mostre. Collabora con l’Instante Fundación dal 2016. Frutto di questa collaborazione, espone con l’artista Juan Mitani la creazione “Origami y fermentos”.

Attualmente lavora con l’artista e incisore Denis Long (edizioni Denis Long) alla creazione di un libro artistico di gastronomia.

TXUSPO POYO, GRAND HOTEL NAZARENO

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


GRAND HOTEL NAZARENO

Grand Hotel Nazareno analizza gli spostamenti simbolici, metaforici e letterali dei gabinetti di Scienze Naturali utilizzati come modello pedagogico nei collegi di ordine religioso.

Questi gabinetti, creati nel Settecento e ancora vigenti ai giorni nostri, includevano collezioni di minerali, erbari o animali esotici imbalsamati, tra le altre cose, molti dei quali provenienti dalle missioni nelle colonie latinoamericane, africane e asiatiche.

Il collegio Nazareno, fondato da Giuseppe Calasanzio nel 1630 nella città di Roma, fu la prima scuola pubblica e gratuita d’Europa. Dopo quasi 400 anni di attività educativa, l’edificio è stato recentemente venduto a una lobby alberghiera per una riconversione a hotel di lusso. Dopo questa operazione immobiliare, le collezioni d’arte, la biblioteca e il gabinetto di Scienze Naturali sono state depositate nelle varie sedi di proprietà degli scolopi dentro e fuori Roma.

Il corpo osseo di una balena catturata il 14 aprile del 1843 in Groenlandia ha fatto parte del suddetto collegio fino alla sua chiusura, ed è stato infine destinato all’Istituto Giuseppe Calasanzio insieme al resto del gabinetto.

Il suo trasferimento da questo istituto educativo è stato realizzato in un furgone che ha percorso i luoghi emblematici di Roma, con la successiva sistemazione nel salone dei ritratti dell’Accademia, trasformando questo luogo non soltanto in un gabinetto, ma anche in uno spazio per la pratica e la riflessione pedagogica. Il corpo spiaggiato di questa balena sussurra la fine di un’epoca, mentre rimane nell’immaginario di alcune generazioni.

Devo ringraziare la generosità dell’Istituto Giuseppe Calasanzio e di tutti i residenti dell’Accademia che hanno reso possibile questo progetto.

 

Opera


GRAND HOTEL NAZARENO

Attraverso l’idea del viaggio, un furgone che trasporta lo scheletro di una balena, una delle opere più significative del gabinetto del collegio Nazareno, parte dall’istituto educativo Giuseppe Calasanzio, luogo in cui si trova attualmente la collezione, dopo che l’immobile del collegio è stato venduto al fine di farne un hotel di lusso. Il furgone attraversa quei luoghi emblematici di Roma che, proprio come è successo alla scuola, sono stati spostati e svuotati di significato, in un’operazione speculativa di pulizia della storia generata dal turismo stesso della città. Alla fine del viaggio, lo scheletro giunge all’Academia de España en Roma e viene trasportato da una catena umana formata dagli stessi residenti, a cui si sono aggiunti altri volontari, per poi essere sistemato nel salone dei ritratti. Il luogo è stato attrezzato a mo’ di gabinetto e ha permesso di realizzare alcune pratiche e riflessioni pedagogiche attorno a questo corpo osseo spiaggiato all’interno dell’Accademia.

 

BIOGRAFÍA


TXUSPO POYO

Dagli anni ’90, Txuspo Poyo ha seguito una determinata metodologia di processo, con un senso molto marcato del montaggio, per tracciare storie giustapposte a partire dalla ricerca e dall’analisi di alcuni avvenimenti generazionali in incroci ibridi. Questi vanno dalla serie di celluloidi in cui decostruiva pellicole per eseguire tessuti con l’immagine filmica, all’uso della console Pixel Vision come dispositivo di giocattolo pre-tecnologico; il suo obiettivo, realizzare uno studio documentario sull’aspetto relazionale nel comportamento morale, di genere, sociale e psichico dei cartoni animati nella cultura occidentale. Tutte queste proposte hanno generato racconti la cui tensione risiede in immagini incrociate, trame in cui confluiscono residui storici e inconclusi, insieme a frammenti dell’immaginario culturale sia collettivo che individuale, catturati dalla storia, il mondo del cinema, l’architettura e la letteratura fantascientifica. Le sue opere apportano una rilettura di modi e modelli di produzione e rappresentazione.

www.txuspo-poyo.com

MURIEL ROMERO, RISONANZE OCCULTE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


RISONANZE OCcULTE 

Risonanze Occulte nasce da una ricerca transdisciplinare che concilia la danza con modelli computazionali volti a sostenere ed espandere lo studio sistematico del movimento espressivo.

Tramite tecniche di cattura del movimento, machine learning, sonificazione interattiva e tecniche di digitalizzazione che permettono di arricchire, analizzare, immagazzinare, documentare e accedere a gesti e aspetti espressivi del movimento.

Uno degli aspetti centrali di questo progetto risiede nell’uso di questa tecnologia interattiva come un mezzo per estendere il movimento corporeo ad altri mezzi di espressione artistica. 

Questo permette, ad esempio, di comunicare attraverso la sonificazione o la visualizzazione aspetti espressivi della danza che solitamente rimangono nascosti all’osservatore esterno, offrendo l’opportunità di tradurre in un’altra modalità sensoriale le qualità di movimento ipnotiche presenti nei capolavori che ispirano questo progetto. Come suonerebbero le qualità di movimento che percepiamo nell’opera scultorea di Bernini, per esempio la fluidità-rigidità di Apollo e Dafne, la tensione posturale del Ratto di Proserpina o la fragilità nell’Estasi della beata Ludovica Albertoni?

L’obiettivo finale di questo progetto è integrare questi elementi in un’opera con tre diversi formati, cinematografico, scenico e museale, che fungano da disseminazione artistica della ricerca. Un’opera che stabilisce un ponte tra capolavori delle arti visive, l’intelligenza artificiale, la musica e l’esperienza concreta del corpo.

 

OPERA


DĬĒS

Un momento non esiste nel tempo, è una frazione artificiale estrapolata da un continuo inafferrabile. L’arte mira a cogliere quei momenti e, pertanto, come nella creazione di una scultura, ci ricorda che c’era una vita e, pertanto, rappresenta anche la morte. Dĭēs è un film che concilia danza, musica e scultura nel Tempietto del Bramante, un tempio che costituisce un capolavoro del Rinascimento a Roma. Entrare in un tempio è varcare una soglia che simboleggia il passaggio dal noto all’ignoto, dalla luce della consapevolezza all’oscurità dell’inconscio, una dimensione atemporale in cui risiedono le forze dinamiche e creative dell’individuo.

 

BIOGRAFIA


MURIEL ROMERO 

È ballerina e coreografa. Il suo lavoro s’incentra sullo sviluppo di tecniche coreografiche generative, includendo nel suo linguaggio astrazioni prese da altre discipline come la musica, la matematica e l’intelligenza artificiale. Ha ottenuto diversi premi internazionali come i premi del pubblico e della critica al Moscow International Ballet Competition, Prix de la Fondation de Paris al Prix de Lausanne e il 1º Premio de Danza Ciudad de Barcelona. È stata prima solista di prestigiose compagnie tra le quali si annoverano Deutsche Oper Berlin, Dresden Semper Oper Ballet, Bayerisches Staatsballet Munchen, Gran Théatre de Genéve o Compañia Nacional de Danza. Nel corso della sua carriera ha lavorato con rinomati coreografi del nostro tempo come W. Forsythe, J. Kylian, Nacho Duato, Ohad Naharin, Saburo Teshigawara e Cisco Aznar. Nel 2008 fonda Instituto Stocos insieme al compositore Pablo Palacio, un progetto basato sull’analisi e lo sviluppo dell’interazione tra gesto corporeo, suono e iconografia visiva. Con questo progetto ha prodotto una serie di lavori che fungono da disseminazione artistica della sua ricerca, che è stata sostenuta dall’Unione Europea sia in programmi di Cultura che di Industria Comunicazione e Tecnologia all’interno del programma Horizon 2020.

www.stocos.com

 

CREDITI


Un progetto di Muriel Romero per la Real Academia de España en Roma.

Questo film fa parte del progetto Risonanze Occulte, un progetto che include una perfomance con sonificazione interattiva, cattura di movimento, intelligenza artificiale e questo film.

Regia: Stefano Di Prieto

Sceneggiatura: Stefano Di Prieto, Pablo Palacio e Muriel Romero

Produzione: Real Academia de España en Roma & Instituto Stocos

Coreografia: Muriel Romero

Performer: Teresa Garzón, Alicia Narejos, Muriel Romero

Composizione musicale: Pablo Palacio

DOP: Giulio Bottini

Editor: Daniel Rodrigues Correia

Gaffer/Assistente di produzione: Marco Rivolta

Drone: Stefano Di Prieto

Costumi: Buj Studio

Acconciature e trucco: Raimondo Santiprosperi

Fotografia backstage: Marcela Sciaccaluga

Produzione: Espectare

Composizione Interattiva, Mix e Mastering: Pablo Palacio

La musica del film è interamente sintetica e combina composizione elettroacustica e sonificazione interattiva del movimento, grazie a un sistema di sensori concepiti appositamente per questo progetto, che trasferisce in suono i movimenti dei performer in tempo reale.

dĭēs è stato girato all’interno della Real Academia de España en Roma che ha sostenuto interamente la residenza artistica di Muriel Romero e ha reso possibile lo sviluppo del progetto Risonanze Occulte.

LEIRE VERGARA, SPACE IS THE PLACE/THE PLACE IS SPACE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

SPACE IS THE PLACE/THE PLACE IS SPACE

In qualche luogo lontano: Roma

“A me interessa l’impossibile, perché il possibile è già stato fatto e non è cambiato nulla” (Sun Ra) 

Nel 1977, Sun Ra atterrò sulla Terra, in Italia, con l’obiettivo di compiere una missione speciale a Roma: teletrasportare gli abitanti della città su un altro pianeta attraverso la musica. A tale scopo, portò con sé alcuni fedeli, tra cui il batterista Luqman Ali e il cantante Thomas Thaddeus alias Eddie Thomas. L’evento venne inciso su nastro ma fu solo nel 2015 che Record Store Day lo pubblicò in un doppio album dal titolo In Some Far Place: Roma ‘77. Tra le canzoni incise e raccolte figura Space is The Place. 

In qualche luogo lontano: Roma è il titolo del programma svolto a Roma nell’ambito del progetto di ricerca di Bulegoa z/b Space is The Place/The Place is Space, il cui obiettivo è analizzare il ruolo dell’arte come pratica critica che offre strumenti per fermarsi, osservare e situarsi nel mondo, per generare situazioni e immaginare modi di vivere e di produrre spazio. Strutturato in incontri periodici, ha assunto diverse forme, quali presentazioni, proiezioni, conferenze, passeggiate, azioni sul territorio e diverse produzioni artistiche. 

In qualche luogo lontano: Roma parte dalla città di Roma come “luogo” dal quale concentrarsi e soffermarsi su alcuni gesti di resistenza del passato che ancora oggi attraversano il presente e si proiettano verso il futuro. Mediante la creazione di un gruppo di studio che è stato attivo tra il maggio e l’ottobre del 2021, il programma si è snodato a partire dai contributi di un insieme di invitati/te: artiste, curatrici, autori/trici, registi/te, architetti/te, storici/che e pensatori/trici con legami precedenti, continuativi o immaginati con la città di Roma. 

Gli/le invitati/te sono stati: Giulia Crispiani, Patrizia Rotonda, Sara Benaglia, Arnisa Zeqo, Giulia Damiani, Sara Giannini, Miren Jaio, Susana Talayero, Silvano Agosti, Liryc De La Cruz, Giovanna Zapperi, Stalker, Alvin Curran e William (Bill) Dougherty.

Nella mostra Processi 148 si includono materiali del programma di attività e la sceneggiatura di un film girato in super 8 e realizzato dal gruppo di studio a mo’ di conclusione del processo collettivo.

Il film In qualche luogo lontano: Roma (2021) è un’opera di paternità condivisa tra Usua Argomaniz, Matias Ercole, Giovanni Impellizzieri, Olmopía, Alice Penconi, Cecilia Spetia, Marcela Szurkalo e Leire Vergara. L’anteprima si è proiettata venerdì 15 ottobre 2021 al Teatro Cantiere, Via Gustavo Modena 92, 00153 Roma.

 

BIOGRAFIA

LEIRE VERGARA

Leire Vergara è curatrice indipendente, dottorato al Goldsmiths College University of London e membro di Bulegoa z/b. Ha curato numerosi cicli ed esposizioni. Tra gli altri: Las imágenes recurrentes. Sobre las condiciones materiales de su retorno (con Pablo Martínez), MACBA, Barcellona (2017), La pantalla negra o blanca: el poder de ver imágenes juntos XXIII Jornadas de la Imagen CA2M, Madrid (2016), Jose Mari Zabala Écfrasis. Bideolanak 1986-2016, CarrerasMugica, Bilbao (2016), Dispositivos del tocar: Imaginación curatorial en los tiempos de las fronteras expandidas, Trankat, Tétouan (2015). Dal 2009 al 2005 ha lavorato come curatrice-capo a Sala Rekalde. Dal 2002 al 2005 è stata co-direttrice di DAE-Donostiako Arte Ekinbideak (con Peio Aguirre), progetto associato ad Arteleku. Dal 2016 imparte il corso Curating Positions nel Master di Arte del Dutch Art Institute, ArtEZ University of the Arts, Arnhem.

Bulegoa z/b è un ufficio di arte e conoscenza fondato nel 2010 e situato nel quartiere Solokoetxe di Bilbao. È un luogo di incontro tra la pratica e la teoria incentrato sulla produzione, la discussione, lo scambio di idee e la materializzazione di progetti artistici. Fanno parte di Bulegoa z/b Beatriz Cavia, Miren Jaio e Leire Vergara. Silvia Coppola è assistente di produzione.

SHIRIN SALEHI, IL TEMPO SENZA SCONFITTE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO

Il tempo senza sconfitte

Le crepe in un’iscrizione spaccata su pietra o metallo, un affresco di cui non rimane quasi nulla o un busto scheggiato: tutto sembra pulsare ancora per il contatto con una mano che incide, il corpo di un artista artigiano. In essi trema l’essenza del linguaggio: nel gesto di un’incisione – nell’azione fisica di un intaglio – un corpo che va a scomparire lascia la sua impronta su una materia che magari non perirà. Al di là di tutti i significati e dei segni convenuti che descrivono un tempo, nell’atto stesso del fare risiede uno dei gesti fondamentali dell’essere umano: il desiderio di lasciare una memoria per gli occhi e per le menti che ancora non esistono. 

Partire dai frammenti, da qualche graffiato disegno, da immagini che non si lasciano intrappolare completamente, segni illeggibili, dichiarazioni cancellate dalle epoche, inconoscibili, alfabeti diversi; spogliarsi di tutto e di tutti ed essere semplicemente gesto. Come in un sogno ad occhi aperti, riusciamo quasi a raggiungere i nostri antenati, ne tocchiamo la fisicità nella carezza di una materia che perdura. Lì sono stampati i corpi degli altri senza nome che ci hanno abitato in un tempo precedente. 

Riconoscersi come vincolo conferisce un altro senso all’atto del fare, nelle mani che si tendono disegnando incisioni sul metallo, la schiena che s’incurva sul gesso o sull’argilla. L’artista artigiano è un corpo creatore, che scrive riguardo al tempo e a una materia che non è oggetto di consumo ma comunione.

Nata a Teheran nel 1982, emigra in Europa alla fine degli anni Novanta. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere delle telecomunicazioni, nel 2009 cambia rotta e inizia la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri Arte Diez, specializzandosi in incisione. Completa i suoi studi, tra numerosi workshop, nel Master del CIEC e nel Master in Ricerca e Creazione della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense, al termine del quale ha pubblicato (velado). 

Parallelamente alla pratica artistica, lavora a progetti di insegnamento, scrittura, traduzione di poesia e interpretariato. Ha tenuto workshop sul libro d’artista e sul pensiero artistico in diversi centri culturali, in particolare il Center for Book Arts di New York, e ha partecipato come oratrice al programma Enfoques su invito della Fundación Amigos Museo del Prado (2021). Presso la Fundación Miró Mallorca, si è tenuta nel giugno 2021 la mostra del suo progetto ‘Un Punto Fijo para Orientarse’, insieme all’artista Inma Herrera, dopo aver entrambe ricevuto il Premio Biennale Pilar Juncosa e Sotheby’s per la Creazione 2019. Ha sviluppato diversi progetti come artista residente in centri come la Casa de Velázquez (Madrid), il museo Neomudéjar (Madrid) e la fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze). Tra i premi di cui è stata insignita, degni di nota sono il primo premio per il libro d’artista della Fondazione Ankaria 2015, il premio speciale Combat Prize (Livorno, 2015), il premio Pilar Banús ai Premios Nacionales de Grabado del Museo del Grabado Español Contemporáneo (2014) e il primo premio di FIG Bilbao (2012).

 

Opere

Con un lavoro interdisciplinare che esplora media come la grafica, il disegno, la scultura e l’immagine in movimento, Shirin Salehi indaga la dimensione poetica e saggistica del linguaggio visivo a partire da idee come l’occultamento, la materia cancellata e la scrittura illeggibile. In “Time without Defeat”, un progetto che ha sviluppato durante la sua residenza all’Accademia di Spagna a Roma, si basa sulla sua preoccupazione per il tempo e l’incisione, in conversazione con approcci di autori di riferimento per l’artista come Pascal Quignard e María Zambrano. L’artista indaga la lettura della materia incisa e di un tempo precedente (alla produzione), un tempo che comprende spazi poetici che guardano al linguaggio stesso, un tempo che non si consuma né si esaurisce. Prestando grande attenzione alla risoluzione formale dei pezzi, presta particolare attenzione alle qualità concettuali dei materiali, costruendo un corpo di lavoro in cui il contenimento e l’austerità presentano il tempo che interessa all’artista per aprire conversazioni con lo spettatore.

«Nada es signo»

Gesso pigmentato, intaglio, grafite e legno.

150 x 50 x 8 cm.

 

«Un orden remoto»

Rame, acquaforte, inchiostro d’acquaforte e gesso pigmentato.

Set di tre parti. 150 x 5 x 5 cm ciascuno.

 

«Los signos naturales» 

Gesso pigmentato Otto tavolette.

Misure variabili. Dimensioni del set: 37 x 200 x 2 cm.

 

«Si nada se busca»

Rame, acquaforte e inchiostro per incisione a rilievo. Set di due lastre di rame.

60 x 50 cm ciascuna.

 

«Todo se da inscrito en un movimiento circular»

Fotogrammi. Stampa digitale su carta.

Dimensioni del set: 35 x 153,35 cm.

 

«Nocturno (I)»

Fotografia. Stampa digitale su carta.

50 × 80 cm.

 

«El tiempo sin derrota» 

Rame, acquaforte e inchiostro per acquaforte.

Installazione nel Tempietto di San Pietro in Montorio.

60 x 150 cm x 6 cm.

 

BIOGRAFIA


SHIRIN SALEHI

Nata a Teheran nel 1982, emigra in Europa alla fine degli anni Novanta. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere delle telecomunicazioni, nel 2009 cambia rotta e inizia la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri Arte Diez, specializzandosi in incisione. Completa i suoi studi, tra numerosi workshop, nel Master del CIEC e nel Master in Ricerca e Creazione della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense, al termine del quale ha pubblicato (velado). 

Parallelamente alla pratica artistica, lavora a progetti di insegnamento, scrittura, traduzione di poesia e interpretariato. Ha tenuto workshop sul libro d’artista e sul pensiero artistico in diversi centri culturali, in particolare il Center for Book Arts di New York, e ha partecipato come oratrice al programma Enfoques su invito della Fundación Amigos Museo del Prado (2021). Presso la Fundación Miró Mallorca, si è tenuta nel giugno 2021 la mostra del suo progetto ‘Un Punto Fijo para Orientarse’, insieme all’artista Inma Herrera, dopo aver entrambe ricevuto il Premio Biennale Pilar Juncosa e Sotheby’s per la Creazione 2019. Ha sviluppato diversi progetti come artista residente in centri come la Casa de Velázquez (Madrid), il museo Neomudéjar (Madrid) e la fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze). Tra i premi di cui è stata insignita, degni di nota sono il primo premio per il libro d’artista della Fondazione Ankaria 2015, il premio speciale Combat Prize (Livorno, 2015), il premio Pilar Banús ai Premios Nacionales de Grabado del Museo del Grabado Español Contemporáneo (2014) e il primo premio di FIG Bilbao (2012).

GONZALO GOLPE, VERBA VOLANT

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

Progetto

VERBA VOLANT

“Verba Volant” fa parte del progetto La Distanza, una ricerca sul linguaggio visivo che sto svolgendo presso l’Academia de España en Roma. Verba Volant propone un’esperienza di lettura diversa, fisica e intuitiva, che renda il lettore un soggetto attivo che si sposta con il corpo e, allo stesso tempo, con la mente, gli occhi e le emozioni.

Disposte sulle pareti di un cubo di carta di grandi dimensioni, decine di fotografie si susseguono come una sinfonia visiva che si serve degli uccelli come filo conduttore in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio. Da New York a Babilonia; dal linguaggio trattato come una scienza a una tavoletta cuneiforme che sembra scritta da un uccello; dalla grammatica universale di Chomsky alla teoria della selezione naturale di Darwin; dal linguaggio inteso come arma alla lingua materna: la nostra prima lingua, la più intima, quella che configura il nostro cervello creando un legame tra il pensiero e la parola che con gli anni sarà tanto importante quanto quello di sangue.

 

OPERA


Il progetto che Gonzalo Golpe presenta a Processi 148 consiste in un cubo di legno e carta ignifuga. Al suo interno l’autore sviluppa una finzione poetica a proposito dell’origine del linguaggio e l’evoluzione della lingua verso una unilingua. Al suo interno decine di fotografie sono disposte come annotazioni visive. Il dispositivo funziona come un libro visivo che invita al lettore a entrarci dentro. Una delle pareti funge da porta, che va chiusa quando il lettore vi entra. Il cubo dispone di un’illuminazione interna, ma si consiglia l’uso di una torcia come fonte di luce complementare. La torcia è accanto alla didascalia dell’opera e ha due funzioni: una luce focale e un’altra diffusa.

 

biografia

GONZALO GOLPE

Madrid, 1975. Editore indipendente e professore.

Laureato in Filología Hispánica e diplomato in Edición y Publicación de Textos all’Universidad de Deusto. Specializzato in auto edizione e produzione grafica.

Dal 2014 fa parte di La Troupe, un collettivo di professionisti delle arti grafiche che si dedica al lavoro d’autore, sia nella variante editoriale che in quella espositiva. Interessato all’auto-pubblicazione e alla narrativa fotografica, il suo lavoro si è fondamentalmente sviluppato nel mondo del libro d’arte, lavorando indistintamente per fondazioni, musei, case editrici o direttamente per l’autore. Come editore non si limita a lavorare con i libri, ha partecipato anche allo sviluppo di applicazioni digitali, siti web d’autore e ha curato progetti espositivi.

È docente in diverse scuole, in cui imparte materie relative al linguaggio visivo, la direzione di progetto e l’editing e la pubblicazione di libri fotografici. Coautore del saggio poetico “Curso y Discurso”, pubblicato nel 2020 da Cabeza de Chorlito (Spagna) e nel 2021 da SED Editorial (Argentina).

Il suo lavoro si può consultare su:

www.formalenta.com/

www.la-troupe.com/

CARLOS PARDO, LA BOTTE E LA TORRE DAVORIO

Real Academia de España en Roma
PROCESSI 148│Mostra finale degli artisti residenti, stagione 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 


Questa è una scatola. Una scatola che è invecchiata bene. All’interno: quella roba dei cinici. Che ognuno si serva secondo il suo gusto e il suo desiderio di possesso. E se si teme il contagio, non usare i guanti. Sono guanti da cinico e sono appena caldi. Ma questo è anche un libro. Un libro che non stai leggendo. Se temete il contagio, non usate i guanti.

Cinico:

“Mascalzone che, a causa di un difetto alla vista, vede le cose come realmente sono e non come dovrebbero essere. Di qui l’abitudine diffusa fra gli Sciti di strappare gli occhi al cinico per migliorarne la visione”.

Dizionario del diavolo, Ambrose Bierce

 

PROGETTO


 LA BOTTE E LA TORRE D’AVORIO

La botte e la torre d’avorio è un saggio nell’accezione più capricciosa e primigenia: un tentativo di ordine. Propone un’ipotesi di lettura della fiction moderna utilizzando come chiave una corrente sotterranea del pensiero occidentale, la scuola cinica. Alcuni degli elementi della “setta del cane” di Diogene e dei suoi seguaci danno forma a una tradizione letteraria segreta, anti-idealista e contro-culturale: il sarcasmo, l’ambivalenza tragicomica, la “parresia” o il parlare con franchezza, la tendenza allo scandalo, la figura del saggio “idiota”…

Questa “costellazione cinica” è anche una mappa in un senso visivo stretto in cui coesistono autori dissimili come Annie Ernaux e Denis Diderot, Luciano di Samosata e Italo Svevo, Cervantes e Thomas Bernhard. Una genealogia silenziosa che ci chiarisce alcune tappe fondanti: per esempio, la nascita del romanzo, con la sua insaziabile scomodità, o la moderna fiction autobiografica.

Ma La botte e la torre d’avorio non è un testo di archeologia letteraria, bensì un opus incertum. La sua scrittura richiede scoperta ed esperienza. Un vagabondaggio in prima persona in alcuni luoghi critici dell’umanesimo, estemporanei e forse addomesticati, sulla cui ambivalenza si continua a scommettere con capacità sovversiva, una lenta vittoria del presente.

 

BIOGRAFIA


 CARLOS PARDO
©-Lisbeth-Salas

©-Lisbeth-Salas

Carlos Pardo (Madrid, 1975). Scrittore, critico letterario e gestore culturale, è autore di quattro libri di poesie, tra cui Echado a perder (Visor, 2007) e Los allanadores (Pre-Textos, 2015), vincitori rispettivamente del premio Generación del 27 e del premio El Ojo Crítico. È anche autore della serie di romanzi Vida de Pablo (Periférica, 2011), El viaje a pie de Johann Sebastian (Periférica, 2014) e Lejos de Kakania (Periférica, 2019), serie annoverata dai giornali El País e ABC tra i migliori romanzi dell’anno. Dal 2005 al 2011 ha diretto il Festival Internazionale di Poesia Cosmopoetica di Córdoba, vincitore del Premio Nazionale per la Promozione della Lettura 2009. Attualmente è critico letterario nella sezione narrativa di Babelia, supplemento culturale del quotidiano El País.

Carlos Pardo (Madrid, 1975). Scrittore, critico letterario e gestore culturale, è autore di quattro libri di poesie, tra i quali Echado a perder (Visor, 2007) e Los allanadores (Pre-Textos, 2015), vincitori rispettivamente del premio Generación del 27 e del premio El Ojo Crítico. È anche autore del ciclo di romanzi Vida de Pablo (Periférica, 2011), El viaje a pie de Johann Sebastian (Periférica, 2014) e Lejos de Kakania (Periférica, 2019), selezionato dai quotidiani El País e ABC come uno dei migliori romanzi dell’anno. 

Dal 2005 al 2011 ha diretto il Festival Internazionale di Poesia Cosmopoetica di Córdoba, vincitore del Premio Nazionale per la Promozione della Lettura 2009. 

Attualmente è critico letterario di narrativa in Babelia, supplemento culturale del quotidiano El País.

VIRGINIA MORANT – IL RISVEGLIO DELL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELL’ACCADEMIA DI SPAGNA A ROMA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│Mostra finale degli artisti residenti stagione 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

Mostra finale degli artisti residenti, stagione 2020/2021

 

PROGETTO


IL RISVEGLIO DELL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELL’ACCADEMIA DI SPAGNA A ROMA

L’obiettivo di questo progetto è quello di valorizzare l’archivio fotografico della Real Academia de España en Roma in una prospettiva di conservazione e restauro.

A partire dalla sua fondazione, la Real Academia de España en Roma ha custodito un archivio fotografico di grande valore storico e artistico, che ha registrato la storia e il percorso dell’istituzione sin dagli inizi.

Nel XXI secolo si è sviluppata una forte coscienza a proposito del potere della fotografia come mezzo per comprendere il nostro passato e il nostro presente. È di vitale importanza preservare il patrimonio fotografico e conferirgli una seconda vita affinché continui a essere presente e vivo come portatore di molteplici significati e conoscenza.

Il progetto contempla diverse fasi come l’inventario, l’organizzazione, il restauro, la digitalizzazione, la risistemazione e il montaggio. Tutte queste operazioni impediscono ai materiali fotografici di deteriorarsi, permettono una manipolazione corretta, migliorano la preservazione futura e ne rendono possibile l’accesso. Questo permetterà di realizzarne la diffusione e di far sì che l’archivio fotografico della Real Academia de España en Roma entri a far parte della rete di comunicazione della nostra cultura contemporanea.

 

OPERE


SULLA PARETE

L’esistenza naturale delle fotografie

(GRUPPO DI 6 FOTOGRAFIE)

Funzionalità e significati di una fotografia che mutano contemporaneamente alla materialità. Tutto cominciò agli albori del Novecento con un’immagine negativa creata su una fragile lastra di vetro. In un abbraccio stretto con la carta si trasformò in una calda immagine positiva. I negativi seguirono il ritmo del tempo. I positivi si allontanarono indipendenti, e alcuni non tornarono mai. Quando le immagini si trasformano in ricordo si impone la necessità umana che la memoria perduri. Il negativo riabbracciò la carta, ma stavolta con le impronte dei suoi 90 anni.

Fotografia n° 1: Stampa su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento, virata. Autore/trice sconosciuto/a, 1915-1919. Nella fotografia appare rappresentata un’opera dell’artista Manuel Piqueras Cotolí, borsista della Real Academia de España negli anni 1915-1919.

Fotografia n° 2: Stampa su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento, virata. Autore/trice sconosciuto/a, 1913-1917. Nella fotografia appare rappresentata un’opera dell’artista José Bueno Jiménez, borsista della Real Academia de España negli anni 1913-1917.

Fotografie n° 3, 4, 5 e 6: Stampe su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento su carta RC. Autrice: Diana Coca, 2004.

Fotografie non catalogate

(Fotografie n° 7, 8 e 9)

Fotografie di dettaglio di Ezechia e i genitori e di un Ignudo degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Stampe su carta alla gelatina con emulsione al bromuro d’argento. Autore: Domenico Anderson. 1900-1910.

“Quando ho iniziato a lavorare sul soffitto, per illuminare gli affreschi non avevo altro che la luce del sole, motivo per cui è stato necessario tanto tempo, perché i fasci di luce dovevano essere orientati con l’ausilio di specchi e riflessi, e il lavoro inoltre è stato realizzato su un’impalcatura in legno, il che ha comportato un lento procedere dei movimenti necessari a raggiungere i diversi punti. Allo stesso tempo, però, la semplice possibilità di proiettare la luce ha permesso di registrare integralmente tutti i dettagli necessari all’illustrazione dell’opera di Ernst Steinmann”.

Domenico Anderson, “Relazione sul lavoro fotografico del Giudizio Universale di Michelangelo alla Cappella Sistina”, 20 ottobre 1933. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio.

La leggenda del tempo

(Fotografie n° 10 e 11)

Stampe su carta all’albumina. Autore/trice sconosciuto/a, 1885-1890. Borsisti a Pompei.

Cosa resta quando una fotografia non indica più una realtà esterna a se stessa, e di essa resta solo il sostrato, il residuo, nient’altro che alcune macchie di sostanze chimiche sensibili alla luce? Le immagini che soffrono, le immagini “malate”, rappresentano l’opportunità che ci concede l’alchimia stessa del procedimento fotografico per mostrare la sua intima materialità. Quell’evanescenza nasconde tanto quanto rivela. Perturba l’accesso alla forma iniziale, la sfuma o la eclissa. La materia della fotografia si mostra debole come la cera della memoria, vulnerabile quanto le stoccate della vita.

[…] la fotografia si spoglia del pesante fardello della memoria e pretende di liberarsene. Chiede il proprio diritto all’oblio […]

Frasi di Joan Fontcuberta tratte dal libro Revelaciones. Dos ensayos sobre fotografía. Joan Fontcuberta e Xavier Antich. Gustavo Gili SL, Barcellona, 2019.

Performance ottocentesca

(Fotografie n° 12 e 13)

Stampe su carta all’albumina. Autore/trice sconosciuto/a, 1883.

La Academia Española de Bellas Artes en Roma drammatizza una presunta visita della regina Margherita in occasione della mostra delle opere dei pensionados nel 1883. Il motivo di questa messinscena è la necessità di avere quelle immagini per pubblicarle sulla rivista La Ilustración Española y Americana lo stesso giorno di questo importante avvenimento. A tale scopo, dopo aver commissionato la realizzazione delle fotografie, due pensionados di quell’anno (José Moreno Carbonero ed Eugenio Oliva Rodrigo) le trasformarono in disegni che furono inviati in Spagna affinché venissero pubblicati il giorno stesso della visita reale della regina Margherita all’Accademia.

Omaggio ai personaggi secondari di Jean Laurent

(Fotografía nº14)

Il fotografo Jean Laurent utilizzava il corpo umano come scala per mostrare la dimensione di alcune delle sue fotografie monumentali a metà del XIX secolo. Non importava l’identità, la classe sociale, il grado di istruzione o il mestiere. Queste persone appartenevano a quegli ambienti, e si fondevano con essi in modo quasi mimetico. Molte di esse forse non erano mai state fotografate e forse non avevano neanche mai visto una macchina fotografica. Sebbene a volte venissero riprese di spalle o non fossero l’obiettivo del fotografo, sceglievano con cura gli abiti con cui volevano essere fotografate. Seguendo le istruzioni degli addetti alla macchina fotografica si trasformavano in statue aggrappate a qualunque punto d’appoggio permettesse loro di poter posare durante la lunga esposizione al collodio umido. Con quest’opera parlo della molteplicità di letture che ci offre l’immagine fotografica. In questo caso concreto, rifletto sulla capacità di soffermarsi a osservare quei minimi dettagli che passano inosservati e la possibilità di ribaltare la storia riservando a quei dettagli un luogo privilegiato.

IN VETRINA

Album di stampe su carta all’albumina. Autore: Jean Laurent & Cia, 1870 circa.
Rivista La Ilustración Española y Americana. 12 luglio 1883

Academia Española de Bellas Artes en Roma. La regina Margherita di Savoia visita l’Esposizione artistica.

Mantenendo la promessa fatta nel numero precedente, offriamo alle pagine 41 e 44 due illustrazioni che si riferiscono alla visita compiuta da S.M. la Regina d’Italia, l’intelligente e illuminata Margherita di Savoia, alla Real Academia Española de Bellas Artes, a San Pietro in Montorio, di Roma, in occasione dell’Esposizione delle opere di pittura e scultura degli artisti pensionados, inaugurata lo scorso primo giugno.

Due eccellenti disegni dal vero, degli insigni artisti D. Eugenio de Oliva, pensionado del quarto anno, e D. José Moreno Carbonero, del primo anno, commemorano la visita regale. 

Il primo rappresenta l’entrata della Regina nel palazzo spagnolo, dalla porta che accede direttamente al monumentale tempietto del Bramante, quell’illustre architetto del Vaticano e dello storico palazzo della Cancelleria, uno dei più suntuosi di Roma: S.M. appare sull’ultimo gradino della scalinata, tappezzata con un ricco arazzo delle nostre antiche fabbriche; sulla destra si vede D. Vicente Palmaroli, direttore dell’Academia, davanti a tutti i pensionados e ad altri artisti spagnoli: sulla sinistra l’amabile moglie del Sig. Palmaroli porge alla Regina un bel mazzo di fiori; accanto a lei, si china rispettosamente l’Ecc.mo Sig. D. Cipriano del Mazo, ambasciatore di Spagna alla corte del Quirinale; a metà scalinata si trova la Sig.ra Duchessa Sforza-Cesarini, dama d’onore di S.M., e alla sinistra il figlio del direttore dell’Academia; diversi curiosi si accalcano ai lati dell’atrio per contemplare da vicino l’ingresso della moglie di re Umberto I nel palazzo delle Belle Arti di Spagna.

Il disegno del Sig. Moreno Carbonero rappresenta la Regina d’Italia nel salone principale dell’Esposizione, nell’atto di esaminare le produzioni artistiche dei pensionados.

Questi, come già sanno i nostri lettori, ossequiarono Sua Maestà con un delicatissimo presente: sui nastri di raso che pendevano dal bellissimo bouquet di rose e margherite offerto alla Regina dalla signora Palmaroli, il pennello dei signori Moreno Carbonero, Alcaraz e Tejero aveva disegnato scudi dei Re Cattolici, fondatori dell’antico monastero su cui si eleva oggi l’Academia, e miniato con preziose lettere e disegni due semplici iscrizioni commemorative della regale visita.

Testo tratto dalla rivista La Ilustración Española y Americana, p. 35, Madrid, 18 luglio 1883.

Ernst Steinmann Die Sixtinsche Kapelle, vol I e II. München: Verlagsanstalt F. Bruckmann, 1905. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio

“Mi sento enormemente debitore del famoso fotografo romano Domenico Anderson, che per quasi un anno lavorò sulle vertiginose impalcature della Sistina per realizzare le meravigliose fotografie, che in parte conferiscono a questa pubblicazione il suo autentico valore”.

Citazione da Ernst Steinmann en Die Sixtinische Kapelle, vol. 2 Michelangelo, München: Verlagsanstalt F. Bruckmann A.-G. 1905. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio.

La vertiginosa impalcatura nella Cappella Sistina, fotografia di Domenico Anderson (1904), p. 177 | foto 73; in: Ernst Steinmann, Die Sixtinische Kapelle, Bau und Schmuck der Kapelle unter Sixtus IV. Michelangelo, Vol. 2

“Quando ho iniziato a lavorare sul soffitto, per illuminare gli affreschi non avevo altro che la luce del sole, motivo per cui è stato necessario tanto tempo, perché i fasci di luce dovevano essere orientati con l’ausilio di specchi e riflessi, e il lavoro inoltre è stato realizzato su un’impalcatura in legno, il che ha comportato un lento procedere dei movimenti necessari a raggiungere i diversi punti. Allo stesso tempo, però, la semplice possibilità di proiettare la luce ha permesso di registrare integralmente tutti i dettagli necessari all’illustrazione dell’opera di Ernst Steinmann”.

Citazione da Domenico Anderson in: Die Sixtinische Kapelle, vol. 2 Michelangelo, München: Verlagsanstalt F. Bruckmann A.-G.1905. Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck Institut per la storia dell’arte, Archivio.

 

BIOGRAFIA


 VIRGINIA MORANT
Foto Virginia Página web

 

 

Alicante, 1987. Laureata in Belle Arti presso l’Universidad Politécnica di Valencia con una specializzazione in conservazione e restauro. La sua attività professionale inizia in Italia nel 2010, con il restauro di affreschi romani e incisioni rupestri a Brescia e successivamente di opera grafica e libri a Milano. Nel 2013 frequenta il Master in Conservazione e Restauro di Beni Culturali all’UPV e pubblica una ricerca sulla stabilità di stampe fotografiche a getto d’inchiostro. Nel 2014 lavora al Museo di Belle Arti Gravina di Alicante, partecipando al restauro di fondi del Museo del Prado. Nel 2015 si specializza in conservazione e restauro del patrimonio fotografico con corsi internazionali e con la specializzazione in Gestione, Preservazione e Diffusione di Archivi fotografici dell’Universidad Autónoma di Barcellona. Nel 2016 collabora come restauratrice nella Fototeca dell’Universidad di Siviglia. Nel 2017 lavora come tecnica di restauro e conservazione di materiali fotografici al Rijksmuseum di Amsterdam. Dal 2019 Virginia lavora per enti pubblici e privati come il Stadsarchief ad Amsterdam o l’Associazione Henkin Brothers in Svizzera. È inoltre docente al Master di conservazione di fotografia del’Università di Amsterdam e all’Espai d’art Fotogràfic a Valencia.

YEYEI GÓMEZ, EPPUR SI MUOVE

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


EPPUR SI MUOVE

Il progetto si incentra sulla figura di María Teresa León (1903-1988) e il suo ruolo protagonista negli eventi della Spagna nel decennio del 1930.

León riversa in storie, racconti, sceneggiature e nella sua pratica vitale, idee che mirano a essere, dalla letteratura alla politica, uno strumento per risolvere i problemi della società. La sua vita e le sue opere, sempre intrecciate, furono segnate dal suo impegno nei confronti della cultura e il progresso dei diritti sociali. Spiccano i suoi viaggi in Europa per studiare il movimento teatrale; il suo lavoro come editrice di Octubre e Mono Azul e come organizzatrice del II Congreso Internacional de Intelectuales. Fu anche direttrice del Teatro de la Zarzuela e delle Guerrillas del Teatro durante la guerra e il suo ruolo fu fondamentale nella Junta de Incautación del Tesoro Artístico [Comitato di confisca del tesoro artistico]. La sua implicazione politica rese per certi versi invisibile la sua produzione letteraria, portandola a un oblio consolidato dall’esilio, all’abnegazione nei confronti del compagno e a una storiografia che, salvo poche eccezioni, al suo ritorno l’ha messa da parte.

Degli oltre tre decenni passati in esilio, visse gli ultimi a Roma. Lì scrisse la sua autobiografia Memoria de la melancolía, in cui è evidente la sua lotta contro l’oblio, in uno sguardo costante al passato che l’ha accompagnata per tutta la vita, prima come rivendicazione della necessità di mettere nero su bianco al fine di ricordare gli anonimi e poi come modo di fissare la propria storia di vita di fronte alla perdita di memoria.

La battaglia culturale che fecero negli anni irreconciliabili della Spagna sia lei che altre voci invita a riflettere e a chiedersi se esista una qualche possibilità per la cultura di uscire a testa alta dallo scontro contro la barbarie senza poi esserne assimilata e strumentalizzata.

 

OPERE


MONITOR GRANDE

In questo video vediamo un’animazione con immagini e disegni di María Teresa León realizzati da Yeyei Gómez, che presentano un percorso biografico della scrittrice.

COMPOSIZIONE DI 12 VIGNETTE

L’esilio romano della coppia rivitalizza il lato di Alberti pittore, che in quegli anni si trova all’apice della sua fama sia a livello mondiale che locale in Italia. “Io sono la coda della cometa, lui va davanti. A quel punto tira fuori un pettine dalla tasca e si pettina”, scrive María Teresa tra il 1966 e il 1968. Sua figlia Aitana descrive senza metafore la personalità del padre quando dice che “Alberti non si è mai occupato di nessuno che non fosse se stesso”. 

I testi che accompagnano quest’opera sono scritti su diverse immagini che rappresentano le lettere N, A, R, C, I, S, O, serigrafie che espose nel 1972 all’interno della raccolta intitolata “Il lirismo dell’Alfabeto”.

Il testo che appare nelle vignette è il seguente:

“Alcune donne scelgono di essere muse piuttosto che creatrici, di essere madri protettrici piuttosto che artiste, di gestire l’opera dell’altro piuttosto che firmare la propria. Anche per quelle che mantengono il proprio lavoro creativo il sostegno della struttura familiare comporta la perdita della propria individualità. Vivendo anima e corpo in loro e nella loro opera, passano in secondo piano, si trasformano felicemente nella coda della cometa di quel bambino in corpo di uomo. E per ognuna di loro è una decisione totalmente libera perché i rapporti di potere sono vaghi quando si costruiscono sulla base dell’attaccamento. Ma questo presunto rapporto amoroso è innanzitutto un rapporto lavorativo, e mentre lui vive, cambia, e si muove nel tempo, lei si mantiene stabile nello spazio della sicurezza, lo spazio del focolare. Accolto dal rifugio emotivo di chi è storicamente una specialista delle emozioni e dell’affetto, il grande genio può proseguire con la sua opera. Nell’intimità familiare ne elogiano il valore, la considerano un’estensione di se stesso che alimenta il proprio ego. È cosciente che senza di loro non è nessuno, ma fuori di casa dimenticherà il suo nome, che per un accumulo di lapsus verrà dimenticato per sempre.”

TABLET 1

Indici onomastici di Memoria de la Melancolía (1970, María Teresa León) e La arboleda perdida. Libro III y IV de memorias (1987, Rafael Alberti).

Sulla sinistra possiamo vedere il numero di volte che María Teresa León menziona Rafael nelle sue memorie e sulla destra il numero di volte che Rafael Alberti menziona María Teresa León.

TABLET 2

Nell’ultima fase del suo esilio María Teresa León viene relegata da scrittrice a eterna accompagnatrice del genio, e si stabilisce una gerarchia che colloca il nome di María Teresa come postilla e aggiunta di una frase in cui Alberti rimane sempre e comunque il soggetto dell’orazione. Negli articoli di giornale dedicati alla coppia León e Alberti si vede la perdita dell’individualità di lei a favore di una fusione in cui in nome dell’amore il più forte fonde l’altro.

Questo video è il risultato della documentazione che ho reperito su María Teresa León, sia di ritagli di giornale in cui lei firma i suoi testi che di articoli giornalistici in cui altri parlano di lei e di Rafael Alberti. Tramite la ripetizione della firma di María Teresa presente nei suoi articoli e nei suoi testi, i suoi pseudonimi, e frasi in cui altri inseriscono il suo nome, vediamo come l’identità delle donne corre sempre il rischio di essere consolidata in funzione dei rapporti che costruiscono con altri uomini e di rimanere diluite nella presenza dell’altro.

 

BIOGRAFIA


 YEYEI GÓMEZ
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(Madrid 1993) Disegnatrice e vignettista. Ha pubblicato Cuaderno de clase (2019), un materiale concepito come risorsa per lavorare con studenti della scuola secondaria sulle possibilità espressive della fanzine e del fumetto; Guy (2017), un approccio in formato fumetto alla figura della cineasta francese, e Naufragio Universal (2017), una raccolta di vignette di riflessione sociale insignito nel 2016 del Premio Injuve e ripubblicata in Francia nel 2021 da Editions en Apnée.

La sua opera grafica è stata esposta nella galleria La Empírica a Granada (2017) e in altri spazi come la Sala Amadís a Madrid (2017 e 2018) o l’Antiguo Hospital de Santa María la Rica di Alcalá de Henares (2018).

La sua opera si colloca nel campo dell’illustrazione editoriale, humor grafico e cartellonismo. Partecipa regolarmente a incontri inerenti all’illustrazione e al fumetto (ARF! Festival 2019, Unicomic 2018, Encuentro de Diseño y Cultura Digital 2018, Other Museums Generation 2018), e concilia il suo lavoro con la docenza. Yeyei Gómez è diplomata in Disegno Grafico alla Escuela Superior de Diseño di Madrid, specializzata in incisione e stampa presso la Escuela de Arte10, e Master in formazione alla docenza all’Universidad Autónoma di Madrid.

www.yeyeigomez.com