2021/2022


PROGETTO


AGUJERO SE DICE BUCO SE PARECE A BOCA

“Agujero se dice buco se parece a boca” [“Agujero si dice buco sembra bocca”] è una ricerca su pratiche pedagogiche che creano tensione nel rapporto tra arte, educazione e istituzione culturale, ponendo l’attenzione su quei luoghi da aprire: una bocca che parla ed è buco perché fora. Partiamo da certe intuizioni derivate dalla nostra pratica che hanno a che vedere con il pensare il conflitto e il paradosso come elementi inerenti a qualsiasi pratica di mediazione. A tale scopo ci appoggiamo a una serie di iniziative situate nel contesto culturale e comunitario di Roma che ci interessano in quanto pratiche di resistenza.

La ricerca si articola a partire dei seguenti campi di lavoro:

Il Territorio, spazio fisico e simbolico all’interno del quale situiamo le iniziative e le esperienze concrete di Roma; la Corrispondenza, come l’accompagnamento, il modo di dire, le lettere, o il supporto materiale in cui i nostri sospetti, le nostre scoperte, le nostre frustrazioni… compariranno via via; il Linguaggio che inaugura un processo di apprendimento della lingua e istituisce un luogo di enunciazione necessario per l’atterraggio e l’insediamento in un nuovo contesto; i Contagi, che saranno tutte quelle voci e quelle esperienze ispiratrici che ci accompagneranno durante il processo; e la Scrittura, l’impronta finale, ciò che resta.
Agujero se dice buco se parece a boca è sinonimo di fessura è fenditura si dice crepa, come successione di termini senza fine.

BIOGRAFIE


Leire San Martín Goikoetxea

Mi interessa la mediazione come dispositivo attraverso il quale immaginare possibilità per stare insieme e creare significato. Come modo di uscire da un certo raccoglimento in se stessi per rivelare nel processo alcuni dei meccanismi all’interno della macchina-arte e della macchina-mondo.

Ho lavorato all’incrocio tra arte contemporanea ed educazione in diversi contesti. Dal 2014 sono responsabile della mediazione in Tabakalera, Centro Internazionale di Cultura Contemporanea. Parallelamente, ho seguito la programmazione e il coordinamento di Feministaldia, festival di cultura femminista nelle ultime 8 edizioni. Ho partecipato a diversi progetti, tra cui: curatela e mediazione della mostra “Itzuli Barik” all’interno del programma Harriak (eremuak), il coordinamento di “Cine_ilegal” a Bulegoa z/b, o il ciclo di proiezioni itineranti “Superbia: Ulrike Ottingerren 8 film” (insieme a Sahatsa Jauregi). Tra il 2013 e il 2016 ho fatto parte della squadra di “Tratado de Paz”, progetto diretto da Pedro G. Romero nell’ambito del programma di Capitalidad Cultural de Donostia 2016 per il quale ho svolto la ricerca “Una arqueología de la mediación” insieme a Sara Martin Terceño.

Sara Martin Terceño

(CO-AUTRICE DEL PROGETTO)

Lavoro in enti culturali allo sviluppo di progetti di mediazione come educatrice a partire da pratiche artistiche contemporanee e revisioni della storia dell’arte. Nel mio incontro con i pubblici ho sviluppato strumenti e metodologie di mediazione che vanno dalla ricerca al produrre gesti e interrogare protocolli che divengono forme politiche dello stare (nella sfera istituzionale).

Dal 2003 ho lavorato con istituzioni come CentroCentro o Intermediae/Matadero Madrid, Istituto Cervantes di Varsavia insieme al Centro de Arte Zamek Ujazdowski, Towner Contemporary Art (Eastbourne), DA2 (Salamanca), Centro de Arte Moderna Jose Aceredo Perdigao de la Fundación Gulbenkian (Lisbona) o Manifesta8.

Attualmente a Madrid collaboro con il dipartimento di educazione del MNCARS indagando nuove possibilità per le pratiche di mediazione e partendo dall’atto performativo.

Nel 2016 nell’ambito di “Tratado de Paz” progetto diretto da Pedro G. Romero per la Capitalidad Cultural de Donostia 2016, ho svolto la ricerca “Una arqueología de la mediación” insieme a Leire San Martín Goikoetxea.