ANA MINA – Processi 150

ana mina, ARCHIVI DEL PRESENTE: PRODURRE MEMORIA DALLA SOGLIA


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REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 150 | MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI E RICERCATORI RESIDENTI, STAGIONE 2022/2023

28 giugno 2023

 

SCHEDA DATI


Vietnamita

2023

Stampa risografica a due colori di una composizione a collage di una serigrafia e di una fotografia d’archivio su carta 240 g.

A3 (42 x 29,7 cm)

L’immagine è una stampa risografica di una composizione a collage di due immagini, il cielo stampatofrutto dei laboratori di serigrafia per bambini tenuti con il gruppo Microstamperia Quarticciolo nella primavera del 2023 e una fotografia (ricavata da un archivio in rete, di autore ignoto) conosciuta comeejército del pelo largo (esercito dei capelli lunghi), una guerriglia composta interamente da donne contro l’invasione statunitense del Vietnam negli anni ’60.

Vietnamita è il nome in codice delle multicopiatrici o macchine ciclostili che, sotto la dittatura di Franco, producevano materiali clandestini per la resistenza al regime. Il cyclostyle è il predecessore della risografia. Una macchina per fare comunità e sovversione.

Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen (o Il cielo è di tutti) I

2023

Stampa risografia a due colori su carta 240 g.

A3 (42 x 29,7 cm)

Si tratta di una delle due versioni composte dal titolo di un’opera di Walter Benjamin (Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen) e da una stampa di un positivo del fondo serigrafico di tutte le tavole, in rosa fluorescente, caratteristica della risografia.

Il cielo è di tutti è il titolo di una poesia di Gianni Rodari. Il cielo stampato è un cielo infinito e singolare, che non si esaurisce guardandolo, come dice Rodari, né usandolo, né stampandolo. E quando lo si immagina e lo si ricopia, produce altri cieli possibili. Altri immaginari.

Un cielo che può essere condiviso, abitato e riprodotto cento volte e che non si esaurisce mai, né perde il suo valore: perché le stelle appartengono a chi le lavora e la loro rivalutazione non sta nella loro scarsità ma nella loro abbondanza.

Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen (o Il cielo è di tutti) II

2023

Stampa risografia a due colori su carta 240 g.

A3 (42 x 29,7 cm)

Si tratta di una delle due versioni composte dal titolo di un’opera di Walter Benjamin (Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen) e dal fondo serigrafico della prima incisione, di colore rosa fluorescente.

Se non esistessero i funghi, riusciresti a immaginarli?

2023

Stampa risografica a due colori ottenuta dalla combinazione di serigrafia e linografia su carta 240 g.

A3 (42 x 29,7 cm)

Immaginazione e contaminazione come materiale per la trasformazione sociale a partire dalle rovine. Assemblaggi, interdipendenza tra specie e riproduzione sociale. Trafiggere la realtà e difendere i beni comuni.

Idea di incisione basata sulla campagna il Pratone non è (un) vuoto, sui laboratori serigrafici della Microstamperia e sulla lettura de Il fungo alla fine del mondo di Ann Tsing.

Risografia ottenuta a partire dalla stampa serigrafica (fondo) e stampa linografica (seta) ispirata a un’illustrazione di M. F. Lewis tratta da Fungi Collected in Shropshire and Other Neighbourhoods inpublicdomainreview.org.

Il titolo è tratto dalla canzone Altre forme di vita dei Bluevertigo.

Dos chicos que se besan/Dos que se besan/Se besan (Due Ragazzi che si baciano/Due che si baciano/Si baciano)

2023

Stampa risografica a due colori su carta 240 g.

A3 (42 x 29,7 cm)

Questo esercizio di produzione e riutilizzo dell’archivio ruota attorno alla tensione tra pratica e identità. Il titolo originale dell’immagine, dato dal suo autore Bartolomeo Censi, è Due ragazzi che si baciano, un titolo descrittivo, una letteralità che porta con sé una verità. Due secoli dopo, una rilettura censoria dell’immagine l’ha ribattezzatoDue amici fiorentini, un eufemismo ridicolo che è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Il titolo è una decostruzione dell’originale, fino ad arrivare al semplice Si baciano, in un passaggio che contrappone la rilevanza delle pratiche e il peso delle identità (di genere, in questo caso).

Le riflessioni su quest’immagine, sugli usi dell’archivio e su come produrre nuove immagini del presente, sono state un lavoro di collaborazione con Juanpe Navarro, un collega di Processi150, che a sua volta possiede un’altra reinterpretazione grafica della stessa opera, anch’essa realizzata in collaborazione con la tecnica risografica.

 

ARCHIVI DEL PRESENTE: PRODURRE MEMORIA DALLA SOGLIA, IL PROGETTO

La produzione dell’archivio del presente è un tentativo di assemblare tecniche e dispositivi per la registrazione critica dei discorsi e delle pratiche di produzione e riproduzione della realtà contemporanea sulla soglia spazio-temporale della post-pandemia, indagando sotto le superfici egemoniche dell’enunciazione.

Produrre l’archivio presente comporta anche un’attenzione ai formati e alle tecniche che veicolano l’incontro, la collaborazione e la diffusione. Questa proposta si concentra sulla produzione grafica con tecniche risografiche e sulla produzione di pezzi di archivio sonoro.
Formati sperimentali che non si limitano a un oggetto da registrare e catalogare, ma piuttosto a un processo che ci permette di creare e soprattutto di sostenere legami, produzioni e conoscenze collettive, riflessioni incrociate e ibride. Dispositivi che sono macchine di pensiero-azione, di cura e di immaginazione.

Forse l’archivio oggi è una pratica di creazione artistica, volta a tenere aperta la possibilità di abitare il mondo.

A Roma, questo progetto si è intrecciato ed è cresciuto grazie al lavoro congiunto con diverse realtà auto-organizzate della città, in particolare la Microstamperia Quarticciolo e il Comitato Pratone di Torre Spaccata, ma anche una miriade di piccole collaborazioni e incroci con tante altre realtà, spazi e persone, che hanno reso possibile questo processo.

https://memoriapresente.net

 

SU ana mina

18_MINA_RETRATO WEBAna Mina (1977), laureata in Scienze Politiche e con un Master in Studi di Genere, intreccia attivismo e ricerca, producendo e tracciando pratiche collaborative nel campo dell’auto-organizzazione sociale, così come nel campo degli archivi critici come relazione viva con il presente. A partire da un’epistemologia femminista, propone un modo di conoscere che non scinde teoria e pratica, ma costruisce altri modi di rapportarsi al potere e alla conoscenza, nuove prospettive, linguaggi e soggettività che, a partire da problemi comuni, resistono alle crisi del presente.

Negli ultimi anni, sulla base di un precedente lavoro archivistico (hacerlaboratorio.net), ha approfondito le questioni relative alla produzione di archivi autonomi, alla loro gestione, cura e attivazione. È su queste basi che si fonda la proposta che porta a Roma, alla ricerca dell’intersezione di linguaggi artistici e politici che aprono campi all’immaginazione e fronteggiano le sfide contemporanee della precarietà della vita e dell’espansione delle logiche di guerra.