ELO VEGA, DE SCULPTURA

REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA
PROCESSI 148│MOSTRA FINALE DEGLI ARTISTI RESIDENTI, STAGIONE 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 

PROGETTO


DE SCULPTURA

Il titolo è preso dal trattato rinascimentale De sculptura, pubblicato nel 1504. Il suo autore, Pomponio Gaurico, afferma che “nell’antica Roma il popolo immaginario delle statue (populus fictus) era pari a quello delle persone vive”. Attualmente, a quel popolo immaginario delle immagini bisogna aggiungere quelle che abitano i più o meno nuovi media, in cui il numero è infinitamente più grande di quello degli abitanti del pianeta. Non è con la loro onnipresenza che si espleta la funzione esemplare che svolgevano le statue? Fino a che punto in questa iconografia sopravvive e si diffonde – e allo stesso tempo si evolve e si trasforma – il discorso patriarcale che pretende la subordinazione delle donne, il ruolo accessorio della loro immagine, la loro denigrazione, il loro asservimento?

Nel frattempo, quelle statue si contemplano oggi, con devozione, all’interno dei musei e le loro infinite repliche sono fruite come souvenir. Ricordi. Promemoria. Ingenui manufatti che impercettibilmente ma senza sosta trasmettono un avvertimento, una minaccia rivolta a tutte le donne: essere oggetto di violenza non è un evento eccezionale, ma una parte essenziale alla base dell’ordine sociale.

L’espressione de sculptura (sulla scultura, della scultura), agli occhi, alle orecchie degli ispanofoni può suggerire l’idea di descultura, di desescultura, di una scultura alterata, capovolta. Allo stesso modo, in italiano, il verbo esculpir è scolpire. Laddove colpire (in castigliano golpear) crea un gioco di parole che ci permette di leggere la “s” iniziale come una particella privativa, simile al prefisso spagnolo “des”, invertendone così il significato: des-golpear, de-colpire. Il nostro lavoro di rilettura critica della scultura, delle mitologie della figura scultorea e delle sue mutazioni nella cultura consumista, mira a identificare le velature, gli eufemismi, le mimetizzazioni di quella violenza storicamente subita dalle donne per millenni, per visualizzarla, neutralizzarla, ribaltarla, smantellarla. 

 

OPERE


SPOLIA (RAPTAE)

TECNICA: Souvenir (resina e marmo), vetro e ricami su cotone.

Misure variabili

Telaio: 116 x 54 cm.

L’arte e la cultura sono storicamente state un potente e sottile strumento di legittimazione della violenza misogina. I capolavori della scultura classica contribuiscono, grazie al loro prestigio artistico, a rendere invisibile la brutalità dei fatti che rappresentano: uomini che rapiscono, violentano e mutilano donne.

SPOLIA (CAPTAE)

TECNICA: Souvenir (resina e marmo), vetro e ricami su cotone.

Misure variabili

Telai: 116 x 54 cm e 116 x 46 cm.

Le grandi opere d’arte (e le loro riproduzioni commerciali a forma di souvenir) rappresentano un meccanismo ideale per la diffusione del mandato di obbligatoria bellezza che lo sguardo maschile si aspetta dalle donne. La femminilità che il patriarcato ordina non soltanto pretende apparenza di eterna giovinezza, bensì anche obbedienza e silenzio.

COLPIRE

Libro d’artista

250 esemplari numerati.

16,5 x 21 cm.

144 pp.

L’obiettivo della selezione di immagini raccolte in questo saggio visivo si sintetizza nel titolo: S-colpire è un gioco di parole che svela all’interno del verbo scolpire la parola colpire. Si tratta di una rilettura critica dell’immaginario femminile, che mira a de-colpire, smontare, ribaltare, smantellare quella violenza.

FILO ROSSO #1

TECNICA: Stampa digitale e serigrafia su carta Hahnemühle 310 gr

110 x 85 cm.

Le due opere appartenenti alla serie intitolata Filo rosso sottolineano il modo in cui la violenza simbolica contro le donne che si mostra e si diffonde attraverso la statuaria classica sopravvive e si manifesta in espressioni culturali contemporanee, come i mass media e la pubblicità commerciale.

FILO ROSSO #3

TECNICA: Stampa digitale e serigrafia su carta Hahnemühle 310 gr

110 x 85 cm.

Le due opere appartenenti alla serie intitolata Filo rosso sottolineano il modo in cui la violenza simbolica contro le donne che si mostra e si diffonde attraverso la statuaria classica sopravvive e si manifesta in espressioni culturali contemporanee, come i mass media e la pubblicità commerciale.

BIOGRAFIA


ELO VEGA

Artista visiva e ricercatrice, dottoressa in Investigación en Artes y Humanidades.

Ha svolto residenze accademiche internazionali presso l’Ecole de Beaux-Arts di Nantes; la Facultad de Filosofía y Letras nella Benemérita Universidad di Puebla; Facultad de Filosofía y Letras dell’Universidad Autónoma della Baja California; nel Programa de Estudios de Género della Universidad Nacional Autónoma de México.

Il suo lavoro tratta questioni sociali, politiche e di genere da una prospettiva femminista antipatriarcale, attraverso progetti artistici che sono allo stesso tempo dispositivi di critica della cultura come strumento politico: produzioni audiovisive, mostre, pubblicazioni, interventi in spazi pubblici, lavori in rete, corsi e laboratori che affrontano i processi di generazione e riproduzione di ideologia e costruzione di identità.

Ha partecipato a progetti di pedagogia collettiva ed esposizioni, riguardanti in particolar modo la costruzione della storia, la memoria e le identità, in numerose istituzioni culturali d’Europa e America Latina, tra cui: CAAC (Siviglia), CAAM (Las Palmas de Gran Canaria), CCCB (Barcellona), CGAC (Santiago de Compostela), MACBA (Barcellona), Museo ICO (Madrid), MNCARS (Madrid), Museu Picasso (Barcellona), IVAM (Valencia), MUSAC (León), Es Baluard (Palma di Maiorca) o il MAC di Santiago del Cile.

www.elovega.net