CARLOS PARDO, LA BOTTE E LA TORRE DAVORIO

Real Academia de España en Roma
PROCESSI 148│Mostra finale degli artisti residenti, stagione 2020/2021

Dal 7 ottobre 2021 al 15 gennaio 2022

 


Questa è una scatola. Una scatola che è invecchiata bene. All’interno: quella roba dei cinici. Che ognuno si serva secondo il suo gusto e il suo desiderio di possesso. E se si teme il contagio, non usare i guanti. Sono guanti da cinico e sono appena caldi. Ma questo è anche un libro. Un libro che non stai leggendo. Se temete il contagio, non usate i guanti.

Cinico:

“Mascalzone che, a causa di un difetto alla vista, vede le cose come realmente sono e non come dovrebbero essere. Di qui l’abitudine diffusa fra gli Sciti di strappare gli occhi al cinico per migliorarne la visione”.

Dizionario del diavolo, Ambrose Bierce

 

PROGETTO


 LA BOTTE E LA TORRE D’AVORIO

La botte e la torre d’avorio è un saggio nell’accezione più capricciosa e primigenia: un tentativo di ordine. Propone un’ipotesi di lettura della fiction moderna utilizzando come chiave una corrente sotterranea del pensiero occidentale, la scuola cinica. Alcuni degli elementi della “setta del cane” di Diogene e dei suoi seguaci danno forma a una tradizione letteraria segreta, anti-idealista e contro-culturale: il sarcasmo, l’ambivalenza tragicomica, la “parresia” o il parlare con franchezza, la tendenza allo scandalo, la figura del saggio “idiota”…

Questa “costellazione cinica” è anche una mappa in un senso visivo stretto in cui coesistono autori dissimili come Annie Ernaux e Denis Diderot, Luciano di Samosata e Italo Svevo, Cervantes e Thomas Bernhard. Una genealogia silenziosa che ci chiarisce alcune tappe fondanti: per esempio, la nascita del romanzo, con la sua insaziabile scomodità, o la moderna fiction autobiografica.

Ma La botte e la torre d’avorio non è un testo di archeologia letteraria, bensì un opus incertum. La sua scrittura richiede scoperta ed esperienza. Un vagabondaggio in prima persona in alcuni luoghi critici dell’umanesimo, estemporanei e forse addomesticati, sulla cui ambivalenza si continua a scommettere con capacità sovversiva, una lenta vittoria del presente.

 

BIOGRAFIA


 CARLOS PARDO
©-Lisbeth-Salas

©-Lisbeth-Salas

Carlos Pardo (Madrid, 1975). Scrittore, critico letterario e gestore culturale, è autore di quattro libri di poesie, tra cui Echado a perder (Visor, 2007) e Los allanadores (Pre-Textos, 2015), vincitori rispettivamente del premio Generación del 27 e del premio El Ojo Crítico. È anche autore della serie di romanzi Vida de Pablo (Periférica, 2011), El viaje a pie de Johann Sebastian (Periférica, 2014) e Lejos de Kakania (Periférica, 2019), serie annoverata dai giornali El País e ABC tra i migliori romanzi dell’anno. Dal 2005 al 2011 ha diretto il Festival Internazionale di Poesia Cosmopoetica di Córdoba, vincitore del Premio Nazionale per la Promozione della Lettura 2009. Attualmente è critico letterario nella sezione narrativa di Babelia, supplemento culturale del quotidiano El País.

Carlos Pardo (Madrid, 1975). Scrittore, critico letterario e gestore culturale, è autore di quattro libri di poesie, tra i quali Echado a perder (Visor, 2007) e Los allanadores (Pre-Textos, 2015), vincitori rispettivamente del premio Generación del 27 e del premio El Ojo Crítico. È anche autore del ciclo di romanzi Vida de Pablo (Periférica, 2011), El viaje a pie de Johann Sebastian (Periférica, 2014) e Lejos de Kakania (Periférica, 2019), selezionato dai quotidiani El País e ABC come uno dei migliori romanzi dell’anno. 

Dal 2005 al 2011 ha diretto il Festival Internazionale di Poesia Cosmopoetica di Córdoba, vincitore del Premio Nazionale per la Promozione della Lettura 2009. 

Attualmente è critico letterario di narrativa in Babelia, supplemento culturale del quotidiano El País.